Come funzionano le Meta Advantage+: guida strategica.
Mariagrazia Flaibani


Meta Ads 2025: è tornata la semplicità, con i muscoli dell'AI.
Una volta bastava saper usare bene il Business Manager per essere considerati esperti di advertising.
Oggi no. Oggi Facebook ti chiede meno… e pretende molto di più.
Siamo in una nuova era: quella in cui l’ottimizzazione tecnica è stata delegata all’algoritmo, e in cui il valore si sposta in modo netto su strategia, creatività e architettura dell’offerta.
1. Il mito (da sfatare) dell’ottimizzazione tecnica
Per anni il mondo dell’advertising si è retto su una convinzione: che il successo di una campagna dipendesse dalla capacità di micro-segmentare, testare ossessivamente, toccare mille leve nel pannello.
E in parte era vero. Prima di iOS14, chi sapeva smanettare, spesso vinceva.
Ma oggi Meta ha smontato quel sistema. Non lo dice chiaramente (non gli conviene), ma se osservi bene, il messaggio è scritto ovunque:
“Non serve più che tu selezioni il target. Fai parlare l’algoritmo.”
E così sono arrivati gli Advantage+, i pubblici broad, l’automazione del posizionamento e del budget.
Il media buyer tradizionale è diventato una figura marginale. Ma attenzione: non è un invito al dilettantismo, è un invito alla riqualificazione del ruolo strategico. La parte tecnica si è semplificata, ma l’intelligenza imprenditoriale richiesta è salita di livello.
2. Cosa è cambiato davvero con Meta Advantage+
La grande svolta è questa: Meta lavora meglio di te.
Ha miliardi di dati. Riconosce pattern, comportamenti e segnali d’acquisto in tempo reale. E se tu gli lasci carta bianca, lui riesce a ottimizzare ogni singolo centesimo meglio di quanto potresti mai fare manualmente.
Se lasci attivi tutti i posizionamenti, l’algoritmo li testerà per te.
Se non metti interessi, troverà comunque il tuo pubblico.
Se non limiti la distribuzione, capirà dove sta la conversione.
Ma tutto questo non significa “rilassati e aspetta i risultati”. Significa che devi reimpostare le tue priorità: meno tempo a smanettare, più tempo a pensare cosa far dire al tuo brand.
Una creatività efficace oggi non è solo estetica, è un sistema: copy, contenuto e coerenza con il funnel. Il vecchio ad “ad effetto” senza contesto oggi converte poco. Serve dire la cosa giusta, nel momento giusto, alla persona giusta… anche quando non la stai targettizzando tu.
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3. Il grande equivoco degli interessi
La frase da tatuare è questa:
“Gli interessi non funzionano più.”
Lo dice anche Meta, solo che lo scrive in piccolo, sotto la spunta “Advantage targeting”.
Eppure fuori c’è ancora chi:
propone corsi sulla “selezione dell’interesse perfetto”
segmenta pubblici manualmente con la convinzione di essere più preciso dell’AI
fa test su test di pubblico quando basterebbe testare il messaggio
La verità? Gli interessi sono diventati una falsa sicurezza. Ti fanno sentire in controllo, ma intanto aumenti i costi, restringi l’audience, riduci l’efficienza.
E soprattutto: ti allontani da ciò che oggi davvero conta — la qualità dell’esperienza dell’utente.
4. Il valore si è spostato: non ottimizzare, pensa
Meta oggi non ti chiede di essere un tecnico. Ti chiede di sapere cosa dire, a chi, e perché dovrebbe fregargliene qualcosa.
Chi oggi vince con Meta Ads:
ha un’offerta forte e chiara
conosce la psicologia del suo cliente
sa che il ROAS giornaliero è un miraggio, e lavora sul LTV
ha un messaggio che fa presa e che posiziona
In sintesi: non fa pubblicità. Costruisce una relazione.
E questa relazione si costruisce sul tempo medio sul sito, sulla pertinenza dell’annuncio, sul valore percepito. Se oggi vuoi “scalare le campagne”, devi prima scalare il tuo modello di business.
5. Cosa fare (e cosa smettere di fare) oggi
✅ Cosa fare:
Lavorare con pubblici broad (senza interessi)
Lasciare il posizionamento automatico
Concentrarsi su copy, creatività e offerta
Analizzare i dati su base settimanale, non giornaliera
Valutare l’impatto sull’intero funnel, non solo il ROAS
Semplificare il setup e misurare sul medio termine
❌ Cosa smettere di fare:
Testare mille interessi “per vedere cosa funziona”
Cambiare pubblico ogni settimana
Ottimizzare manualmente placement e budget
Fare micro-test inutili senza un’idea forte di partenza
Analizzare il ROAS ogni giorno come fosse il Vangelo
Concentrarsi solo sulla piattaforma e non sull’intero customer journey
6. Perché tutto questo è una buona notizia (se hai visione)
Oggi non hai più bisogno di un tecnico che “ottimizza”. Hai bisogno di:
una strategia chiara
un funnel coerente
e contenuti che fanno il lavoro sporco al posto tuo.
E questo è liberatorio. Perché ti permette di liberare risorse, concentrare l’investimento su ciò che ha vero impatto e smettere di delegare a tappeto a chi “fa ads” ma non conosce il tuo modello di business.
Il tempo che guadagni lo puoi investire nella crescita vera del tuo business: offerte, partnership, retention, posizionamento.
Il rischio? Che chi si ostina a delegare tutto a chi “gestisce le ads” senza visione si trovi presto con budget bruciato e zero asset costruiti.
7. Caso pratico: due approcci a confronto
Campagna classica (2020 style):
Pubblico per interessi selezionati
Posizionamenti manuali
5 varianti di annuncio
Ottimizzazioni quotidiane
Risultati iniziali buoni, poi decadimento rapido
Campagna moderna (2025 style):
Pubblico broad + Advantage+ placement
1 messaggio potente con una sola offerta chiara
Creatività semplice, coerente col funnel
Analisi settimanale + test solo su quello che già funziona
Risultati più lenti all’inizio, ma costanti nel tempo
Meno stress, più previsione. E soprattutto: scalabilità.
🌐 Domande frequenti su Meta Advantage+
È ancora utile usare gli interessi su Meta Ads nel 2025?
No. Meta ha esplicitamente ridotto la rilevanza degli interessi nella struttura delle campagne. La logica “interesse = pubblico corretto” non regge più. Gli interessi oggi sono obsoleti, non aggiornati, e portano a CPM più alti senza garantire qualità. L’unico uso accettabile è in fase di testing creativo iniziale, ma anche lì, un targeting broad con creatività ben pensata dà risultati migliori.
Cos’è la differenza tra Advantage+ e una campagna standard?
Le campagne Advantage+ automatizzano targeting, posizionamenti e budget allocation. L’advertiser fornisce solo input creativi e obiettivi. Meta fa il resto, sfruttando machine learning avanzato. Una campagna standard richiede più controllo manuale, ma oggi spesso significa peggior performance.
Perché i costi salgono se uso il targeting manuale?
Perché stai chiedendo a Meta di restringere il campo. Ogni restrizione (interessi, posizionamento, età, device) limita la capacità dell’algoritmo di trovare opportunità di conversione. Risultato: meno reach, meno efficienza, più concorrenza in asta = costi più alti.
Devo ancora fare A/B test con Advantage+?
Sì, ma in modo diverso. Non testare più pubblici o micro-ottimizzazioni. Testa angoli creativi, formati, call to action e promesse di valore. E fallo sempre lasciando all’algoritmo la libertà di distribuire il budget dove vede più risultati.
Cosa succede se limito i posizionamenti manualmente?
Stai riducendo la capacità dell’algoritmo di lavorare per te. Meta sa dove il tuo pubblico converte: potrebbe essere nel feed, in Reels, in Messenger o in Audience Network. Se glielo impedisci, perdi efficienza. Il consiglio? Usa posizionamento Advantage+ e monitora, non forzare.
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